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«Darsi come una cosa che sente e prendere una cosa che sente, questa è la nuova esperienza che s’impone al sentire contemporaneo, esperienza radicale ed estrema che ha il proprio fulcro nell’incontro tra filosofia e sessualità, e che tuttavia costituisce la chiave per intendere tante e disparate manifestazioni della cultura e dell’arte attuali. Ciò che suscita inquietudine e costituisce un enigma è proprio il confluire in un unico fenomeno di due dimensioni opposte, quali il modo di essere della cosa e la sensibilità umana: sembra che le cose e i sensi non si combattano più tra loro, ma abbiano stretto un’alleanza grazie alla quale l’astrazione più distaccata e l’eccitazione più sfrenata sono quasi inseparabili e spesso indistinguibili. Così dal connubio tra l’estremismo speculativo della filosofia e l’invincibile potenza della sessualità nasce qualcosa di straordinario in cui la nostra età si riconosce: sulla scorta di Walter Benjamin possiamo chiamarlo il sex appeal dell’inorganico».

Ne “Il sex appeal dell’inorganico”, pubblicato da Einaudi nel 1994 a firma di Mario Perniola (filosofo, saggista e scrittore italiano. È inoltre un teorico dell’arte contemporanea), trovano il loro punto d’incontro la ricerca filosofica, la sperimentazione artistica, l’immaginario scientifico e l’esperienza personale contemporanea.

 

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